mercoledì 4 gennaio 2012


L’INVIATO DIVINO

Dopo aver esposto, in rapidissima sintesi, la vita e la dottrina di Gesù, dobbiamo ora dimostrare la seguente:
TESI - Cristo ha dichiarato chiaramente di essere il Messia annunziato dai Profeti e il Figlio e legato di Dio, che è venuto a rivelarci la vera Religione.

É CERTO STORICAMENTE É DI FEDE TEOLOGICAMENTE

A) - HA DICHIARATO DI ESSERE IL MESSIA. «Messia significa:’Il Cristo, l’Unto del Signore’. Il popolo Ebreo, se prima aveva chiamato con questa parola anche i sacerdoti e i re che venivano consacrati con l’unzione, aveva poi ristretto questo vocabolo per indicare Colui che era aspettato come il Salvatore, il Liberatore del popolo, secondo l’annunzio dei Profeti. Gesù afferma in molte occasioni di essere il Messia annunciato ed atteso. Nella Sinagoga di Nazareth Gesù legge il testo di Isaia che parla di Colui che sarà consacrato per annunziare ai poveri la lieta novella e la liberazione. Conclude: «Oggi questa scrittura è adempiuta e voi la udite» (Lc. 4,21). Così ai discepoli di Giovanni Battista, mandati a Lui per conoscere se è il Messia risponde coi fatti prodigiosi delle guarigioni e risurrezioni (Mt. 11, 3-6), fatti che corrispondono a quanto avevano detto i Profeti riguardo al Messia. Spesso Gesù chiama sé stesso il Figlio dell’Uomo. Questo era il titolo che aveva dato al Messia il Profeta Daniele (Dan. 7,13). Frequentemente gli Evangelisti notano come le profezie messianiche si siano avverate in Gesù (Mt. 11,2 24,30; Mc. 8,38, 13,26, 14,62; Lc. 4,16, 24,26, 4,25, ecc.). Gesù dice dunque chiaramente di essere il Messia atteso.


B) - HA DICHIARATO DI ESSERE IL FIGLIO DI Dio (Credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio, è un atto di Fede. Qui intanto, come studio razionale, vediamo che dai documenti storici risulta chiaramente che Gesù ha affermato di essere il Figlio di Dio), e nel senso più stretto della parola, distinguendo chiaramente quando parla agli uomini innalzati a figli di Dio per adozione, e quando parla di Sé come vero Figlio di Dio per natura. Infatti dice:
«il Padre mio», oppure «il Padre vostro». Non dice mai accomunandosi agli altri: Padre nostro. Quando insegna questa parola, la fa usare ai discepoli: «Quando pregherete, direte così: «Padre nostro...» (Cfr. Mt. 9,10: 32; 7,11, 11,27; 25,34; 28,19; Mc. 13,32; Lc. 14,49).
Questa affermazione la riscontriamo:
a) Nei Sinottici. A Cesarea di Filippo agli Apostoli, che gli hanno detto che la gente lo crede o Giovanni redivivo, o Elia, o Geremia, o qualcuno dei profeti, Gesù domanda: «E voi, chi dite che io sia?»; risponde Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù conferma la parola di Pietro dicendogli che questo non glielo ha rivelato la carne e il sangue, cioè l’umanità, la ragione, ma lo ha saputo soprannaturalmente perché glielo ha rivelato: «...il Padre mio che è nei Cieli» (Mt. 16, 13-18; Mc. 8, 27-29; Lc. 9,18-20). Così a Cafarnao quando domanda agli apostoli se anche essi vogliono andarsene, Pietro esclama: «Ma da chi andremo, o Signore? Tu solo hai parole di vita eterna. Abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio» (Gv. 6,69).
Gesù è annunziato dall’Angelo «il Figlio dell’Altissimo» (Luca 1,32); nel Battesimo e nella Trasfigurazione Dio proclama: «Questi è il mio Figlio diletto» (Mt. 3,17; 17,5; Mc. 1,11; 9,6; Lc. 3,32).
Gesù fino da giovinetto, ritrovato al Tempio, afferma «Non sapete che io debbo essere intento nelle cose del Padre mio? (Lc. 2,49)».
Caifa dinanzi alle contraddizioni dei falsi testimoni, si appiglia come a motivo per la condanna a morte al fatto che Gesù si è proclamato Figlio di Dio, e considera ciò una bestemmia. Gli aveva domandato: «Sei tu il Cristo, Figlio di Dio Benedetto? E Gesù rispose: Sì lo sono, e vedrete il Figlio dell’Uomo venire sulle nubi del cielo» (Mc. 14,61-62).

b) nella attribuzione dei poteri e delle prerogative divine. Gesù si dichiara al di sopra dei Profeti, di Salomone, di David (Mt. 12,41; Mc. 12,35); al di sopra degli Angeli, che lo servono (Mt. 4,11; 13,41). Si mostra padrone del Tempio, del Sabato, della legge, che è venuto a perfezionare (Mt. 12,6; 5,18 e segg.) rimette i peccati, ciò che Dio solo può fare (Lc. 7,36 e segg.; Mt. 9,2 e segg.) sarà Giudice supremo alla fine del mondo dando la vita o la pena eterna (Mt. 25,31 e segg.; Mc. 10,28); esige un amore sopra ogni cosa, superiore a quello verso gli stessi genitori (Mt. 10,37).

c) In S. Giovanni. Più esplicite ancora si trovano le sue affermazioni nel IV Vangelo. Fino dal prologo S. Giovanni mostra che il Verbo è Dio, tutto è stato fatto per mezzo di Lui, e il Verbo di Dio si è fatto carne (Gv. 1,1-2-14).

A Nicodemo Gesù dice: Dio ha amato tanto il mondo, da dare il suo FIGLIO UNIGENITO (Gv. 2,16). Rivendica la sua eterna esistenza: «Prima che Abramo fosse fatto, Io sono» (ib. 8,58). E ancora: «Venni dal Padre e sono sceso nel mondo, di nuovo lascio il mondo e vado al Padre» (ib. 16,28). «Io e il Padre siamo una cosa sola» (ib. 10,30) «Io sono nel Padre e il Padre è in me» (ib. 14,13).
Gesù è padrone della vita e della morte (ib. 10,17). Come infatti il «Padre risuscita i morti e rende loro la vita così pure il Figlio dà la vita a quelli che vuole» (ib. 5,21).
Gesù legge nel cuore degli uomini (ib. 16,30) e vive la santità più perfetta, da poter dire «Chi mi potrà convincere di peccato?» (ib. 8,46) lo stesso amore che è dato a Lui, è dato al Padre «Chi odia me, odia il Padre mio» (Gv. 15,23).
Alla morte di Lazzaro lascia dire a Marta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente» (ib. 11,27).
Troppo lungo sarebbe stato prendere ogni singolo brano dei Vangeli, ma anche solo da quelli che abbiamo esposto risulta chiaramente che Gesù si è proclamato Figlio di Dio.

C) - GESÙ CRISTO DICHIARA DI ESSERE IL LEGATO DI DIO.
Egli infatti asserisce ripetutamente e con fermezza la sua divina legazione, che cioè è mandato dal Padre non solo per salvare gli uomini con la sua Passione e morte, ma anche per rivelare loro nuove verità, nuova legge e nuovo culto: «Chi crede in Me — dice Gesù — crede non in Me, ma in Colui che mi ha mandato; e chi vede Me, vede Colui che mi mandato... Io non ho parlato da Me stesso, ma il Padre che mi ha mandato mi ha Egli stesso prescritto quello che io devo dire e proferire. E io so che il suo comando è vita eterna. Dunque, ciò che Io dico, lo dico come il mio Padre me lo ha suggerito». (Gv. 22,44 s.).
Queste parole, che Gesù disse poco prima dell’ultima Pasqua, mostrano già chiaramente la sua legazione. Ma in molte altre circostanze Egli fece simili affermazioni: «La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato» (Gv. 7,16); Chi accoglie voi, accoglie Me, e chi accoglie Me, accoglie Colui che mi ha mandato». (Mt. 10,14); «Le stesse opere che Io faccio attestano di me che il Padre mi ha mandato» (Gv. 5,36).
È tanto vero che Gesù parla con questa autorità di inviato da Dio, che sanziona il castigo eterno a coloro che non avranno creduto.
Da tutta questa tesi si vede come Gesù ha avuto chiara la sua coscienza messianica, ne ha parlato con autorità, nell’equilibrio di una intelligenza perfetta, nella sincerità che ci assicura che ciò che ha detto è oggettivamente vero.

LE CREDENZIALI DELLA RIVELAZIONE CRISTIANA
Un ambasciatore per essere riconosciuto e accreditato come tale, non basta che dica che lo ha mandato il suo sovrano, ma deve mostrare le prove coi documenti, che sono le lettere credenziali. Gesù, divino Ambasciatore, non si è contentato di affermare che lo aveva mandato il Padre, ma ha presentato le sue credenziali con documenti che sono segni certissimi.
Essi sono:

1 - I SUOI MIRACOLI
2 - LE SUE PROFEZIE
3 - LE PROFEZIE MESSIANICHE,
cioè le profezie riguardanti il Messia che si sono attuate in Gesù.
Divideremo perciò il presente capitolo in tre articoli che si riferiscono a questi punti.

I MIRACOLI DI GESU’
Il Vangelo perderebbe una parte essenziale se vi si togliessero i miracoli. Dinanzi alle affermazioni di Gesù che era il Messia, che era il Figlio di Dio, la gente si sarebbe messa a ridere, se non avesse veduta confermata la parola da questi segni. Le stesse origini del Cristianesimo non si potrebbero spiegare senza i miracoli, perché la gente non avrebbe abbracciato con tanto entusiasmo questa fede che spesso significa martirio, se non avesse avuto simili prove inoppugnabili.
I miracoli sono i segni certi della Rivelazione divina, e Gesù presentò questi segni.
I miracoli nel Vangelo
Non tutti i miracoli sono riportati nel Vangelo, come dice San Giovanni nell’ultimo versetto del suo Vangelo (Gv. 21,25). Non è possibile enumerarli tutti distintamente, perché gli Evangelisti spesso usano parole generiche: «curava tutti», «sanava ogni infermità». Ad ogni modo di miracoli narrati particolarmente ne troviamo nei Vangeli una quarantina; (41, secondo A. Wraight, 38, secondo Fillion) operati direttamente da Gesù, più altri avvenuti a sua testimonianza, (come il terremoto alla sua morte) narrati da uno o da più Evangelisti.

1 - ELEMENTI INANIMATI: L’acqua cambiata in vino a Cana (Gv. 2,2-11); Le due pesche miracolose prima (Lc. 5,1-11) e dopo la Risurrezione (Gv. 23,1-11); La tempesta sedata (Mt. 8,23 - 27); Le due moltiplicazioni dei pani (Mc. 6,34 - 44; 8,1 - 9); Gesù che cammina sulle acque (Mt. 14,22 - 23) e ci fa camminare Pietro (id. 29) Il fico maledetto (Mt. 21,18-19); La moneta in bocca al pesce (Mt. 17,26).
2 - GUARIGIONI: Il figlio dell’ufficiale regio (Gv. 4,46-54); La suocera di Simone (Mt. 1,29); Il lebbroso (Lc. 5,12); Il paralitico di Cafarnao (Lc. 5,17); L’uomo dalla mano arida (Lc. 6,6); Il servo del Centurione (Mt. 8,2); L’emoroissa (Mc. 5,25); La figlia della Cananea (Mt. 15, 21 - 28); Il sordomuto (Mc. 7, 32); Il cieco di Betsaida (Mc. 8,12); Il cieco nato (Gv. 9,13); I due ciechi (Mt. 9, 27); L’idropico (Le. 14,1); I dieci lebbrosi (Le. 17,11); Il cieco di Gerico (Mt. 20,29); Malco nel Getsemani (Le. 22,51); Zoppi, ciechi, sordi (Mt. 15,30; Me. 8,22 s.).

3 - CACCIATA DEI DEMONI: L’ossesso di Cafarnao (Mc. 1,23); Il cieco muto (Mt. 12,22); Gli indemoniati di Gerasa (Mt. 8,28); Infermi, indemoniati, paralitici di Siria (Mt. 4,24); Il
muto indemoniato (Le. 11,14); Il fanciullo indemoniato (Me. 9,16); La donna rattrappita (Le. 13,10).

4 - RISURREZIONE DEI MORTI: Il figlio della vedova di Naim (Le. 7,12); La figlia di Giairo (Mt. 9,18); Lazzaro (Gv. 11,1 - 44) ed infine la stessa risurrezione di Gesù (Mt. 28,1; Mc. 16,6; Lc. 14,6; Gv. 20,1).

5 - APPARIZIONI E MANIFESTAZIONI: La trasfigurazione (Mt. 17,2 s; Me. 9,3 s.; Le. 9,29 s.); Alla Maddalena e alle pie donne al Sepolcro (Mt. 28,8; Me. 16,8; Gv. 20,14); Agli Apostoli nel giorno della Risurrezione e otto giorni dopo (Mt. 28,16 s.; Mc. 16,14 s.; Le. 24,36 s.; Gv. 20,19 s.); Ai discepoli di Emmaus (Me. 16,12 s.; Le. 24,13 s.); A Simon Pietro (Lc. 24,34); Al lago di Tiberiade (Gv. 21,1); Ascensione (Mc. 16,19 s.; Lc. 24,51 s.).

6 - IN TESTIMONIANZA DI GESU’: Gli Angeli a Betlem (Lc. 2,13); La stella ai Magi (Mt. 2,2 s.); La colomba e la voce del Padre al Giordano (Mt. 28,19; Mc. 16,16; Gv. 3,5); La nube e la voce del Padre alla trasfigurazione (Mt. 17,1; Mc. 9,2; Lc. 9,28); Il sole oscurato, il terremoto, il velo del tempio si spezza alla morte di Gesù (Mt. 27,45 s.).

I Miracoli sono segni certissimi della sua testimonianza
Essi sono:

A) - VERI STORICAMENTE. Il valore storico del Vangelo che abbiamo già dimostrato ci dà la certezza della verità degli avvenimenti prodigiosi che in esso sono narrati. Anzi, questi avvengono in tali circostanze, che ce ne confermano ancor più oggi, se ce ne fosse bisogno, l’esattezza.
a) - Essi vengono operati pubblicamente e non in segreto; di fronte ad amici e nemici, che avrebbero potuto negare il fatto se non fosse realmente avvenuto, quando dopo poco tempo se ne fosse parlato. Eppure non hanno questa possibilità di smentita. Già nel giorno di Pentecoste, e cioè appena cinquanta giorni dopo la Risurrezione di Gesù, Pietro rimprovera pubblicamente agli Ebrei il loro deicidio, dicendo chiaramente che sapevano dei prodigi e delle opere portentose che Gesù aveva fatto in mezzo a loro (Cfr. Atti degli Apostoli 2). Gli stessi Farisei non osano negarli; se mai li attribuiscono al demonio (Mt. 12).

b) - Le circostanze che li accompagnano e la semplicità con cui vengono narrati, ci fanno ancor meglio vedere la loro veridicità.
Per esempio, nella moltiplicazione dei pani e dei pesci viene indicato il numero delle ceste riempite nella raccolta degli avanzi; nella risurrezione di Lazzaro si citano i particolari della chiamata per la sua malattia, l’incontro e le parole con le sorelle, il viaggio al sepolcro, le lacrime di Gesù, il cadavere fasciato, la preghiera ed il fremito, la voce forte, la pietra ribaltata.

B) - SONO VERI MIRACOLI. I miracoli di Gesù, narratici dal Vangelo rispondono esattamente a queste definizioni. Infatti vi si riscontra un:

a) - segno sensibile: ci sono i testimoni (a volte numerosissimi), che hanno constatato questo segno. Hanno veduto, ad esempio, che in Cana di Galilea, quella che prima era acqua è cambiata in vino, che i pani si sono moltiplicati, che coloro che prima erano infermi o infelici, sono guariti, che i morti vengono risuscitati. Lazzaro era già in putrefazione, dopo quattro giorni dalla sua morte.

b) - straordinario. Ogni miracolo che ci narra il Vangelo porta in sé questo segno di straordinarietà: supera le forze della natura: è impossibile alle forze naturali cambiare l’acqua in vino, far rivivere un morto, sedare una tempesta. Si noti inoltre il modo e i mezzi che Gesù usa per operare tali fatti. Una parola, un comando, e immediatamente avviene il prodigio. A volte il miracolo avviene a distanza, come la guarigione del servo dell’ufficiale. Il giorno dopo, quando l’ufficiale incontra il servo, viene a sapere che la febbre lo aveva lasciato in quella medesima ora in cui il giorno innanzi lo aveva comandato Gesù. Altre volte il prodigio avviene con mezzi non solo inadatti, ma completamente contrari, come la guarigione del cieco avvenuta dopo avergli posato del fango negli occhi.
Né si parli di frode o di suggestione, come hanno detto Reimar e Renan. Non si suggestiona un cadavere putrefatto, né un uomo può fingersi morto, chiuso da quattro giorni nel sepolcro ed involto nei lenzuoli da capo a piedi, con in più gli unguenti della imbalsamazione, che lo avrebbero soffocato, se fosse stato vivo. Non si suggestionano le onde e i venti, o i pesci che vengono pescati prodigiosamente in un momento, fino a mettere in pericolo la barca per il loro peso, mentre gli apostoli non avevano preso niente col lavoro di un’intera nottata.

c) - divino. Trascendendo questi fatti le forze della natura, è necessario ricorrere all’intervento di Dio. Solo Dio può risuscitare un morto, dare la vista a un cieco, l’immediata guarigione a un lebbroso.
Gesù stesso mostra questi miracoli come prova della sua dottrina, che viene da Dio. «Le opere che faccio in nome del Padre mio mi rendono testimonianza... Se non faccio le opere del Padre mio non credetemi, ma se le faccio e voi non credete in me, credete in queste opere affinché sappiate e conosciate che il Padre è in me e che io sono nel Padre» (Gv. 10,25,37,38). Dunque questi miracoli sono il segno certissimo che Gesù è inviato da Dio. Sono i fatti che parlano.

IL PIU’ GRANDE MIRACOLO: LA RISURREZIONE DI GESU’
Fra tutti i miracoli operati da Gesù il principale e più imponente di tutti è senza dubbio quello della sua Risurrezione.
Per negare questo miracolo i nemici di Gesù hanno inventato, in ogni tempo, ogni sorta di spiegazioni, che però non reggono affatto di fronte alle irrefutabili documentazioni storiche. Già i Farisei vollero inventare che, mentre i soldati dormivano, eran venuti gli Apostoli a rapire il Corpo di Gesù. Lo Heder e lo Spitta dissero che la morte di Gesù era stata soltanto apparente e non reale; Renan disse che fu una allucinazione degli Apostoli, ed in fine i Modernisti, (Harnack, Loisy, ecc.), dicono che fu una risurrezione simbolica, in quanto, poiché i primi cristiani pensarono che Cristo era immortale, pensarono anche che doveva essere di nuovo vivo.
Contro questi errori noi dobbiamo dimostrare che:
CRISTO E’ VERAMENTE MORTO. — CRISTO E’ VERAMENTE RISORTO.

CRISTO É VERAMENTE MORTO.
I Vangeli ci descrivono minutamente la storia della Sua Passione e della Sua Morte. Anche senza fermarci a considerare i fenomeni prodigiosi che avvennero alla sua morte (il sole che si oscura, il velo del tempio che si spezza, il terremoto, di cui sul Calvario si vedono ancor oggi le pietre spaccate - fatti che fecero esclamare al Centurione Romano: «Veramente Costui era il Figlio di Dio» - molti corpi di giusti che risuscitarono rimproverando il Deicidio), basta pensare alle circostanze che accompagnarono la morte, per dimostrare che era realissima e non apparente. Come poteva restar vivo un uomo già dissanguato dal sudore di sangue, dalla flagellazione e coronazione di spine, dopo esser stato — dopo immensi patimenti — per tre ore inchiodato sulla Croce? Quasi questo non bastasse, il soldato, mentre aveva spezzato le gambe agli altri due che erano stati crocifissi con Lui, siccome vide che era già morto, gli conficcò la lancia nel lato squarciandoglielo. L’Evangelista nota che subito uscì sangue ed acqua. Ormai del sangue non ne restava più. Inoltre Gesù viene posto nel sepolcro: ricoperto di unguenti per la imbalsamazione, in un lenzuolo. Sarebbe bastato questo per soffocare un vivo: e il Corpo di Gesù rimase nel sepolcro fino al terzo giorno.
Nessunissimo dubbio, perciò, può sussistere circa la realtà della morte di Gesù. Ne erano convinti gli stessi Giudei che avevano fatto montare la guardia al sepolcro.

CRISTO É VERAMENTE RISORTO.
Ce lo dimostrano:

a) - il sepolcro vuoto. Al terzo giorno dopo la morte, prima le donne, poi Pietro e Giovanni vanno al sepolcro. Lo trovano vuoto e il lenzuolo e il sudano piegati ordinatamente in un angolo (Cfr. Gv. 20,7 s.). Se la salma di Gesù fosse stata rapita, nessuno si sarebbe preoccupato di stare a piegare o a mettere in ordine il lenzuolo.
E poi, chi avrebbe potuto rapirlo?
Gesù aveva predetto la sua Risurrezione e gli Ebrei, temendo che il Corpo venisse rapito e poi si dicesse che Gesù era risorto, avevano fatto porre da Pilato dei soldati romani a guardia del sepolcro. Gli Apostoli, che erano fuggiti alla cattura di Gesù, non avevano certo il coraggio di affrontare le sentinelle. Gli Ebrei, quando seppero che il sepolcro era vuoto, offrirono del denaro ai soldati perché dicessero che mentre dormivano eran venuti i discepoli ad avevan rubato il Corpo (Mt. 28,12 e seg.). A costoro risponde argutamente S. Agostino: «Che infelice astuzia! Che bravi soldati vigilanti, che si lasciano portar via il Corpo da uomini inermi! Che bravi testimoni, che mentre dormono vedon portarlo via! Ma voi, o Ebrei, avete dormito quando, tramando tali cose, vi siete ingannati da voi stessi!».

b) - le numerose apparizioni di Gesù. Molte ne narrano i Vangeli: dalle apparizioni agli Apostoli nel Cenacolo, eccetto Tomaso assente, il giorno stesso della Risurrezione e, otto giorni dopo, alla presenza anche di Tomaso, invitato da Gesù a mettere il dito nelle sue piaghe, a quella delle donne, a quella dei Discepoli sulla via di Emmaus. Poi di nuovo è visto dagli Apostoli al mare di Tiberiade, nella Galilea e il giorno della Ascensione (Mt. 25,9 - 16; Mc. 16,9; Lc. 24,13 s.; Gv. 11,26; 21,1).
In queste apparizioni parla con gli Apostoli, cammina con loro, ci mangia insieme, ci tratta di cose importantissime, e istituisce alcuni Sacramenti, dà a Pietro il Primato sulla Chiesa, dà agli Apostoli la missione di predicare e santificare tutte le genti. Gli Apostoli sono così certi della Risurrezione, che ne danno testimonianza col martirio. S. Paolo fonda tutta la certezza della nostra fede nella Risurrezione di Gesù, ché altrimenti, se Gesù non fosse risorto, sarebbe vana la nostra fede. Ne parla nella lettera ai Corinti; agli Efesini, ai Tessalonicesi, ai Filippesi e ai Colossesi e nella 2a Timoteo. Anzi nella prima ai Corinti (15,1 s.), enumera le apparizioni di Gesù. A Pietro e agli undici, poi a più di cinquecento fratelli uniti insieme, dei quali molti erano viventi mentre scriveva; di poi a Giacomo e a tutti gli Apostoli e in ultimo a Lui.
Anche gli Atti degli Apostoli parlano della Risurrezione di Gesù e della sua permanenza con gli Apostoli dopo la Risurrezione. Il giorno della Pentecoste, Pietro fa il suo primo discorso e dopo aver rimproverato agli Ebrei di aver crocifisso il Figlio di Dio, dichiara solennemente che Dio lo ha risuscitato (Atti 2,23).
Perciò non reggono le insinuazioni dei negatori. Cristo è veramente risorto, e questo miracolo, più stupendo degli altri, ci attesta che Gesù è il Figlio di Dio che ci ha rivelato la verità.

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