martedì 29 gennaio 2013

Un tempio profanato. Il peccato impuro solitario







Il peccato impuro solitario viola la sacralità del corpo, il quale dovrebbe prestarsi alla gloria e al culto di Dio. Quello trattato è un peccato assolutamente vergognoso, che fa del corpo centro esclusivo di un culto depravato e perverso.
I peccati impuri possono distinguersi in quattro specie: peccati impuri contro la santità del Matrimonio, peccati contro la vita come frutto naturale dell’amore umano, impurità consistenti in aberrazioni della legge naturale e, infine, profanazioni della santità del corpo umano in quanto tale. Con la scorsa puntata siamo entrati in quest’ultimo punto, che oggi concluderemo trattando lo scabroso e spinoso tema del peccato impuro solitario, comunemente noto come “masturbazione”. È bene anzitutto – a titolo di premessa necessaria alla comprensione di quest’ultimo aspetto – riprendere un passo quanto mai chiaro dell’Apostolo delle Genti che senza mezzi termini e con estrema chiarezza proclama la santità e l’inviolabilità del corpo umano: «Il corpo non è per l’impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,13.19-20).
Il corpo umano di un battezzato ha dunque, oltre la naturale e intrinseca dignità che inerisce alla persona umana in quanto tale, un’ulteriore e ancor più alta onorabilità che gli deriva dall’essere tempio dello Spirito Santo, ovvero della grazia santificante ricevuta nel Battesimo e accresciuta con la celebrazione e la ricezione dei Sacramenti che si possono ripetere (Penitenza ed Eucaristia). Il corpo, secondo la visione paolina, è dunque analogo al Tempio inteso come luogo di culto, al cui interno è custodito e abita il Santo dei Santi. Come dunque dentro una Chiesa non si possono compiere atti indegni della sacralità del luogo, sotto pena del gravissimo peccato di profanazione (come vedemmo a suo tempo), così il corpo non può essere oggetto di atti turpi, bassi e vergognosi, che costituiscono un’autentica profanazione della sua dignità e sacralità.
La pornografia compie tale profanazione in modo spudorato, violento ed esecrabile. Simile discorso va fatto per il nudismo dilagante e imperante, così come per il vero e proprio culto del corpo (a cui assistiamo specialmente in Occidente), in nome del quale ci si sottopone a diete esasperanti, allenamenti in palestra, uso e abuso di cosmetici (al femminile ma sempre più spesso anche al maschile...), mode invereconde. Non si parla altro che di crisi e di austerity, eppure il consumo di cosmetici non diminuisce e palestre, saune, centri di fitness e di bellezza sono sempre pieni di clienti... Sta dilagando in maniera incontrollata la brutta (e satanica) moda dei tatuaggi, per cui ci si sottopone a dolori non lievi e a salassi economici ancor meno lievi per decorare il corpo con segni che, nel 90% dei casi (cifra arrotondata per difetto!), sono direttamente o indirettamente connessi col mondo dell’occulto e del satanismo. Apparire, piacere e godere costituiscono ormai una triste triade, perseguita e condivisa dalla stragrande maggioranza degli abitanti del mondo occidentale.
Oltre a queste forme, l’altra gravissima profanazione del corpo è costituita dal peccato impuro solitario, tema sul quale occorre per prima cosa sfatare alcuni luoghi comuni. Anzitutto non è un problema circoscritto all’età adolescenziale (numerosissimi sono gli adulti che lo commettono) e non è appannaggio esclusivo (o quasi) delle persone di sesso maschile (sempre più numerose sono le donne che cadono, anche in maniera abituale e compulsiva, in questo vizio). Non è inoltre affatto vero che costituisca una sorta di “peccatuccio” quasi scusabile, per il fatto che non reca danno al prossimo, che spesso accade in un’età di “tempesta ormonale” (quella adolescenziale) e che dovrebbe essere non solo scusato, ma anche (come fa più di qualche psicologo...) addirittura consigliato come valvola di sfogo per stress o situazioni di esasperazione emotiva.
In realtà con questo peccato tutti i caratteri impressi nell’ordine della sessualità dal Creatore svaniscono e scompaiono: l’ordinazione degli atti sessuali al reciproco dono e alla vita è infatti completamente assente in un atto che, oltre a non essere diretto a procreare, è compiuto al di fuori di ogni relazione, riducendosi meramente ad una egoistica e disordinata ricerca di un piacere basso ed effimero di qualche secondo, in modo totalmente fine a se stesso. Tale atto costituisce un evidente avvilimento della dignità della persona (che è stata creata per “piaceri” ben più elevati) e del corpo umano (che viene profanato con un atto degradante), non essendo altro, in definitiva, che una neanche troppo larvata manifestazione di egoismo e narcisismo. Il senso di vergogna che provano le persone che cadono in questo vizio e la difficoltà che si ha nel confessarlo, non sono altro che una conferma indiretta della verità circa l’intrinseca malizia e disordine di questi atti. Voglia il Signore, per intercessione dell’Immacolata, aiutare tutti e ciascuno a riscoprire la bellezza dell’amore umano, a ricollocare l’esercizio della sessualità solo al suo interno, in un contesto autenticamente umano e ad elevare ciò che di per sé è legato alle leggi naturali della riproduzione sessuata (per nulla differenti, nella sostanza, a quelle del mondo animale), in uno strumento di santificazione e nobilitazione degli sposi, che assumono con gioia onori e oneri della vita coniugale, ordinandola alla perfetta glorificazione di Dio, all’obbedienza ai suoi voleri e al bene della Chiesa e di tutta l’umana famiglia. 
tratto dal Blog di Don Leonardo Maria Pompei
 http://immaculatameaetomniamea.blogspot.it/2013/01/un-tempio-profanato-il-peccato-impuro.html

IL PECCATO IMPURO



IL PECCATO IMPURO
I peccati che portano più anime
all’Inferno sono i peccati della carne
[La Madonna a Fatima]


1. Il Peccato impuro
Dopo il 1968, anno della rivoluzione sessuale, si è assistito ad un crescente e sempre più invadente dilagare dell’oscenità, del nudismo e del libertinaggio sessuale. Con la scusa della fine dei tabù e del “sesso libero”, si è assistito ad uno dei più degradanti fenomeni culturali di tutti i tempi, aggravato dal fatto che esso ha preteso di rovesciare duemila anni di morale cattolica, bollandola come retrograda, anacronistica ed oscurantistica. La verità è che la legge di Dio, checché ne dica talora perfino qualche ministro di Dio che gioca incautamente a fare “il moderno” e “l’aperto”, è sempre la stessa e su questa materia è quanto mai chiara ed inequivoca. Già la Madonna a Fatima, dopo aver mostrato l’Inferno ai pastorelli, ebbe modo di dire, alla piccola Giacinta, che “i peccati che portano più anime all’Inferno sono i peccati di carne”.
A questo riguardo, il sacerdote esorcista don Giuseppe Tomaselli, morto in concetto di santità, ha lasciato scritte le testimonianze rese dal demone Melid, che durante un esorcismo disse queste cose: - Melid, più volte ti ho chiesto negli esorcismi: qual è il peccato che manda più anime all’inferno? Tu mi hai risposto: – Non occorre che io te lo dica; tu lo sai. - Secondo me è l'impurità. - Vedi che lo sai! Tutti coloro che stanno nel pozzo infernale, vi si trovano per l’impurità. Hanno fatto anche altri peccati, ma si sono dannati sempre per questo peccato o anche con esso- Cosa pensi tu di tutti quelli che vivono nell’immoralità? - Penso che sono già scritti nel registro dei dannati e che solamente una grande grazia potrebbe cancellarli. - Dunque sono scritti nel libro dei tuoi schiavi i divorziati e le divorziate. - L’Altissimo, davanti al quale tutto deve essere puro e senza macchia non accetterà nel suo regno dei Beati coloro che trascorrono la vita nel quotidiano peccato impuro. Sono stato io ed altri miei compagni a convincere i capi di Stato ad emettere la legge del divorzio, facendo comprendere che questa legge è un'esigenza del progresso dei popoli. I primi a pagare questa legge, che tu, Pretaccio, chiami iniqua e che io invece chiamo tesoro del mio regno, saranno i legislatori, responsabili dei peccati impuri dei divorziati e poi sono responsabili uomini e donne che hanno accettato la pessima legge. - Sventurati i divorziati, che per una breve vita di piacere passeggero, in eterno dovranno soffrire i tormenti che al presente tu stesso devi subire! - Io, Melid, faccio comprendere a costoro che le parole del Cristo sono da disprezzare e non faccio riflettere che con l’Altissimo c'è poco da scherzare. - E delle numerose prostitute cosa sarà? - Le tengo strette al mio cuore, affinché nessuna mi lasci. La catena più forte per loro è il piacere e la brama di denaro. L’inferno è ampio e c’è il posto preparato per ciascuna di loro. - A te, Melid, piacciono di più i peccati privati, solitari, che non hanno ripercussioni sugli altri, oppure i peccati che danno scandalo e spingono gli altri al male? - Certamente io preferisco gli scandalosi, perché con essi i peccati si moltiplicano. Il mondo è pieno di scandali e perciò io ed i miei compagni stiamo più vicini agli scandalosi, che sono i nostri migliori aiutanti.
2. L’impurità nella Bibbia
Si potrebbe obiettare: parole forti, ma si tratta di rivelazioni private! Chi lo dice che siano attendibili? Quante volte, dai moderni negatori del peccato impuro, si sente dire: “e dove sta scritto che questo è peccato?”. Ebbene, su questo argomento il Nuovo Testamento è quanto mai eloquente, sia nel descrivere i vari tipi di peccato impuro, sia nello stigmatizzarne, in modo inesauribile, le gravissime conseguenze e l’estrema severità di Dio nel punirli in questa e nell’altra vita. Vediamone alcuni tra i più importanti, cominciando dalle lettere di san Paolo.
Fratelli, il corpo non è per l’impudicizia, ma per il Signore. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l'uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si da alla fornicazione, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (Prima lettera ai Corinzi, 6,13.16-20).
La volontà di Dio è la vostra santificazione: che vi asteniate dalla impudicizia, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispettonon come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso (Prima lettera ai Tessalonicesi, 4,3-7)
Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio (Lettera ai Galati, 5,19-21).
Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impuritàpassionidesideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono (Lettera ai Colossesi, 3,5-6)
Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per levolgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolatri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio (Lettera agli Efesini, 5,3-5).
Perciò Dio ha abbandonato i pagani all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi... Dio li ha abbandonati apassioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata (Lettera ai Romani, 1,24-28).
Infine un brano dell’apostolo Pietro.
Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di impropèri. Essi stimano felicità il piacere d’un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione! (II lettera, 2,1-2.13-14).
Come si vede si condannano senza mezzi termini vari tipi di atti impuri: la fornicazione, l’impudicizia, il libertinaggio, le orge, l’impurità, l’omosessualità, la dissolutezza. Vediamo ora di individuare le specie ed i generi di peccati impuri, facendo anche chiarezza sul significato di alcuni dei termini appena menzionati.

3. I tipi di peccato impuro
L’impurità, come dovrebbe essere a questo punto chiaro, è un genere di peccato, che racchiude al suo interno varie specie in cui si articola. È molto importante conoscerle bene  anche ai fini della confessione perché, come è noto, i peccati mortali vanno confessati perspecie (non basta farlo in modo generico), numero e circostanze. I peccati impuri si possono anzitutto suddividere in due grandi tipologie: alcuni peccati infatti offendono la santità della sessualità umana in se stessa ed il disegno di Dio su di essa, altri invece offendono direttamente la santità del matrimonio e la castità coniugale. Appartengono al primo gruppo i seguenti peccati.
Masturbazione. La masturbazione offende la sessualità umana in quanto ricerca il piacere sessuale al di fuori in maniera solitaria, escludendo ogni relazione, in modo quindi fine a se stesso e per il puro godimento fisico.
Petting. Il cosiddetto petting (ricerca del piacere sessuale con atti diversi dall'atto coniugale) offende la santità della sessualità umana in quanto è finalizzato al conseguimento del piacere sessuale dentro la relazione uomo–donna ma non come coronamento di un atto di donazione totale aperto alla trasmissione della vita. Il principio egoistico del piacere ne è alla base. I moralisti hanno sempre insegnato che alcuni degli atti tipici del petting sono leciti all'interno del matrimonio in quanto preparatori dell'atto coniugale.
Il bacio profondo durante il fidanzamento. Papa Alessandro VII, come riportato dal Denzinger (DS 2060) condannò una proposizione dei lassisti che affermavano che un bacio “profondo” tra due fidanzati fosse soltanto peccato veniale. Questo il testo della proposizione condannata: “Probabile è l’opinione che dice che soltanto veniale è un bacio per piacere carnale e sensibile che viene da esso, fin quando non c’è pericolo di ulteriore consenso né di polluzione”. Sant’Alfonso M. De Liguori, commentando questa sentenza (assai severa per i costumi contemporanei, ma non per le nostre nonne che lo sapevano benissimo), scriveva così nel libretto “Pratica del confessore” (pp. 333 ss.): “Si commette peccato mortale (e non ci può essere materia lieve) se deliberatamente si fa uso o si cerca di godere degli attributi venerei senza l’autorità di Dio, Visto che le persone non sposate non hanno questa autorità, qualsiasi cosa facciano per soddisfare queste tendenza, anche parzialmente, sarà peccato mortale: sia che si commetta da solo o con altri, con azioni, pensieri o letture o certi divertimenti”.
Fornicazione. È la vera e propria congiunzione carnale compiuta al di fuori del matrimonio. Offende la santità della sessualità umana in quanto pone in essere anzitutto un linguaggio non adatto alla precarietà del fidanzamento; inoltre mina e contraddice l'esclusività e l’unicità della donazione completa e reciproca di una coppia; e infine non può essere accogliente della vita, per il fatto che lede il diritto dell’eventuale nascituro ad avere una famiglia stabile in cui nascere e crescere, per cui normalmente, alla sua peccaminosità intrinseca, si aggiunge l’uso dei contraccettivi o, peggio, il ricorso all’aborto.
Rapporti contro natura. Sono tutte le forme di esercizio della sessualità diverse dall'atto coniugale (naturale): dai rapporti contro natura di memoria biblica (si pensi a Sodoma e Gomorra, i cui peccati hanno dato il nome ad alcune orribili perversioni) a tutte le altre forme di sfrenato libertinaggio sessuale. Anche nel matrimonio vanno assolutamente evitate; e se un coniuge—Dio non voglia—fosse richiesto di qualche "prestazione sessuale" particolare, ha l'obbligo morale gravissimo di rifiutarsi, esigendo il rispetto della santità della sua persona e degli atti coniugali.
Offese al pudore e alla decenza. Si commettono non osservando la giusta misura nel vestire, specialmente da parte delle donne. Il corpo non è merce da mettere in mostra onde suscitare e provocare gli istinti bassi dell'uomo: appartiene ad una sola persona, ed essa sola ha il diritto di vederlo e di goderlo. Per questo peccato, la Madonna a Fatima ha affermato che molte donne vanno all'Inferno.
Rapporti di tipo omosessuale. Ferma restando la complessità della problematica omosessuale e la sua genesi, per cui la personaomosessuale va accolta, compresa e aiutata (ma non incoraggiata o ingannata.), gli atti omosessuali sono in sé delle vere e proprie depravazioni, in quanto contraddicono radicalmente la complementarietà e reciprocità del rapporto uomo–donna in quanto mistero d'amore e fonte della trasmissione della vita.
Pornografia. Offende gravissimamente la santità della sessualità umana, in quanto rende pubblico quanto c'è di più intimo, presentandone un'immagine coincidente semplicemente con la libidine più sfrenata, in cui ogni mezzo è lecito per raggiungere il massimo piacere possibile.
Prostituzione. Offende gravemente la santità della sessualità umana come linguaggio di amore, riducendola a squallida prestazione dietro corrispettivo.
Appartengono al secondo gruppo i seguenti peccati.
Adulterio. È il compimento dell'atto sessuale con persona diversa dal coniuge. È un peccato gravissimo di cui, fino al VI secolo, qualcuno dubitava addirittura di poterne essere assolti in questa vita.
Concubinato. È la libera convivenza  al di fuori del matrimonio. Contraddice gravemente la vocazione all'amore come dono totale e incondizionato di sé, che non tollera la sottoposizione a "prove" e che porta in sé il rischio insito in ogni gesto di amore autentico.
Divorzio. Contraddice gravemente l'indissolubilità del matrimonio sacramento. Un coniuge cristiano non può (e non deve) mai chiederlo, neanche se si sia separato per giusta causa. Può solo "subirlo", stante l'attuale legislazione vigente nell'ordinamento italiano (che lo rende "automatico" su istanza anche di una sola parte dopo tre anni dalla sentenza di separazione).
Chiusura alla vita e fecondazione assistita. Tutti i mezzi contraccettivi (pillola, preservativo, spirale, interruzione del rapporto) contraddicono oggettivamente l'unione inscindibile tra aspetto unitivo e procreativo dell'atto sessuale, così come l'inseminazione e la fecondazione artificiale, che trasformano in diritto (avere un figlio) ciò che è puro dono di Dio.
Uso della sessualità diverso dall’atto coniugale. Anche dentro il matrimonio, non tutto è lecito. Il raggiungimento del piacere sessuale va ricercato solo e sempre come coronamento dell'atto coniugale aperto alla vita. Tutto il resto, anche dentro il matrimonio, macchia gravemente la santità del talamo coniugale.
Ingiustificata negazione dell’atto coniugale. Se uno dei coniugi, senza grave motivo, nega all'altro il "debito coniugale" commette, a giudizio di tutti gli autori "probati" in campo morale, peccato mortale, in quanto espone il coniuge rifiutato a cercare in modo illecito la gratificazione sessuale
Desiderare o guardare con desiderio una persona diversa dal coniuge. In base alle parole di Gesù su chi guarda per desiderare (è adultero come chi commette realmente adulterio), si deve dire che i desideri e gli sguardi impuri, anche se non terminano nell'atto, costituiscono di per se stessi un peccato mortale.

4. La Chiesa non ha mode
A conclusione di questa breve rassegna su questi brutti peccati, di cui oggi si nega l’intrinseca immoralità quando, addirittura, non si incoraggiano esplicitamente, è bene ricordare ancora alcune parole della piccola Giacinta di Fatima, che ella riferiva come provenienti dalla Madonna: “Verranno certe mode che offenderanno molto Gesù. Le persone che servono Dio non devono seguire la moda. La Chiesa non ha mode. Gesù è sempre lo stesso”. E la stessa è—e sempre rimarrà—la Sua santa legge, specialmente in tema di purezza, continenza e castità.


tratto dal blog di Don Leonardo Maria Pompei
http://immaculatameaetomniamea.blogspot.it/2012/11/gli-atti-impuri-castita-purezza-e.html

lunedì 28 gennaio 2013

SOLO I SACERDOTI TOCCANO E AMMINISTRANO LA SANTA EUCARISTIA


SOLO I SACERDOTI TOCCANO E AMMINISTRANO LA SANTA EUCARISTIA

S

[Tratto dalla Summa Theologiae, Parte III, Quaestio 82, articolo 3]

San Tommaso D'Aquino


“Sembra che la distribuzione di questo sacramento non spetti al solo sacerdote”

OBIEZIONI
Infatti:
1)    Il sangue di Cristo non appartiene a questo sacramento meno del corpo. Ma il sangue di Cristo viene dispensato dai diaconi, tanto che san Lorenzo disse a san Sisto: “Prova se hai scelto un buon ministro, quello a cui affidasti la distribuzione del sangue del Signore”. Quindi anche la distribuzione del corpo del Signore non appartiene ai soli sacerdoti.
2)    I sacerdoti sono costituiti ministri dei sacramenti. Ora, questo sacramento si compie nella consacrazione della materia, non già nell’uso, a cui si riferisce la sua distribuzione. Quindi distribuire il Corpo del Signore non spetta al sacerdote
3)    [si omette. Affronta l’obiezione che l’eucaristia sia riservata solo ai vescovi]

SED CONTRA: Nei canoni [Decreto di Graziano, 3, 2, 29] si legge: “Siamo venuti a sapere che alcuni presbiteri consegnano a un laico o a una donna il corpo del Signore perché lo portino agli infermi. Il sinodo perciò proibisce che tale abuso continui: il sacerdote comunichi egli stesso gli infermi”.

RISPONDO: La distribuzione del corpo del Signore compete al sacerdote per tre motivi.
Primo, poiché come si è detto egli consacra in persona di Cristo. Ora, come Cristo consacrò da sé il proprio Corpo, così da sé lo distribuì agli altri. Come quindi appartiene al sacerdote consacrare il corpo di Cristo, così appartiene a lui di distribuirlo.
Secondo, poiché il sacerdote è costituito intermediario tra Dio e il popolo. Come quindi spetta a lui offrire a Dio i doni del popolo, così spetta a lui di dare al popolo i doni santi di Dio.
Terzo, poiché per rispetto verso questo sacramento esso non viene toccato da cosa alcuna che non sia consacrata: per cui sono consacrati il corporale, il calice, e anche le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso di toccarlo, all’infuori di un caso di necessità: per esempio se stesse per cadere a terra o altri simili.

RISPOSTE ALLE OBIEZIONI

1)    Al diacono, in quanto prossimo all’ordine sacerdotale, spettano alcuni compiti di tale ufficio, ossia la facoltà di dispensare il sangue; non quella però di dispensare il corpo, se non in caso di necessità, dietro comando del vescovo o del sacerdote. Primo, poiché il sangue di Cristo è contenuto nel calice. Quindi non è in contatto con chi lo distribuisce, come lo è invece il corpo di Cristo. Secondo, poiché il sangue significa la redenzione che deriva al popolo da Cristo, tanto che al sangue viene mescolata dell’acqua per indicare il popolo. Ora, trovandosi i diaconi tra il sacerdote e il popolo, ad essi si addice più la distribuzione del sangue che del corpo.
2)    All’identica persona spetta dispensare e consacrare l’Eucaristia per la ragione che abbiamo indicata (nel “rispondo”).
3)    [Omissis]

http://immaculatameaetomniamea.blogspot.it/2012/11/san-tommaso-daquino-solo-i-sacerdoti.html

sabato 26 gennaio 2013



IL “CREDO” DI S. IGNAZIO DI ANTIOCHIA  ( II sec.)


 Riportiamo il testo del “Credo” di S. Ignazio di Antiochia pubblicato da “La Civiltà Cattolica” del 17 /07/2010 pag 157-164 a firma di Enrico Cattaneo S.J. che costituisce un' importantissima e gioiosa testimonianza sullla fede delle comunità  dei tempi apostolici. Essa presenta una sorprendente completezza sui contenuti ( o "articoli di fede" come diciamo noi) quale risulta dall'insieme delle affermazioni -  accostate l'una all'altra come si può leggere nel testo che segue - desunte dagli scritti del vescovo Ignazio.  Sono giunte a noi attraverso le sue Lettere alle chiese cui si rivolge durante il suo viaggio, da prigioniero, verso Roma, dove lo atttendeva il martirio, da lui ardentemente desiderato. Le Lettere sono indirizzate agli Efesini, alla chiesa di Magnesia, di Tralli, di Filadelfia, di Smirne, al  vescovo Policarpo e ai Romani ( vedi i riferimenti nelle note a piè pagina che giovano a collocarle del contesto)

Siamo all'inizio deII secolo!  Il «credo» di Ignazio, contiene notizie ed elementi preziosi per la conoscenza della vita delle comunità dei primi tempi della chiesa dai quale traspare i contenuti della catechesi ed il riferimento necessario al rito dei battesimo in occasione del quale, come si sa, era richiesta al catecumeno la condivisione della fede della chiesa manifestata con la pubblica professione davanti al vescovo e alla comunità.

Credo in un solo Dio11
Padre Altissimo,12, della stirpe di Davide 26nato dalla Vergine Maria 2per opera dello Spirito Santo 28,  e battezzato da Giovanni 29A causa dei nostri peccati,per noi e per la nostra salvezza 30 patì sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode 31, fu crocifisso e morì 32; discese agli inferi 33risuscitò dai morti 34,
creatore di tutte le cose,
visibili e invisibili 
13

E in Gesù Cristo 
14, suo unico Figlio 15, Signore nostro 16Dio nostro 17 e nostro Salvatore 18, nostro unico Maestro 19, nostro Sommo Sacerdote 20nostra vera vita inseparabile,
nostra eterna vita 
21 e nostra comune speranza 22. Prima dei secoli era presso il Padre;
procede dall'unico Padre, 
parola uscita dal silenzio, e alla fine dei tempi si è manifestato 23Al di sopra del tempoatemporaleinvisibile, impalpabile, impassibile,
per noi si 
è fatto visibile e passibile 24; uomo nuovo, uomo perfetto 25
risvegliato dal Padre suo 35,proclamando così  l'abolizione della morte
e il compimento della risurrezione 
36. C'è dunque un solo medico,
carnale e spirituale,
creato e increato,nella carneDio,nella morte, vita vera,da Maria e da Dio,prima passibile e poi impassibile 37.
Credo nello Spirito Santo 
38che è da Dio 39,e ha parlato e parla per mezzo dei profeti 40
Credo la Chiesa di Dio
 
41,una 42santa 43, cattolica 4e apostolica 45portatrice dello Spirito Santo 46,unico corpo di Cristo 47,preso tra i giudei e i gentili 48, piantagione del Padre 49.
Professo che l
'Eucaristia
è la carne del Signore nostro Gesù Cristo e il calice del suo sangue 50.Cristo è la porta del Padre,per la quale entrano AbramoIsacco, Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la Chiesa 51.
Aspetto il Signore Gesù Cristo
 
52,che ha predisposto il fuoco inestinguibile per i corruttori 53;la risurrezione dai morti, l'immortalità e la vita eterna per i santi e fedeli suoi54,

Note di riferimento

1Il titoldi «Padre», con o senz«Dio», è spesso usato da Ignazio (lEf salMsal7,ecc.)«Padre Altissimo» (lRsalnon si trova nel Nuovo Testamentochconosce «Dio l'Altissimo» (Me 5,7; L8,28At 16,17; E7,1o semplicemente«l'Altissimo» (Le 1,32.35.766,35). assente in Paolo.
1lRsal (letteralmente, «che ha voluto tuttle cose»); T5,2M3,2.
1«Gesù Cristo» ritorna quasi ogni riga dell'epistolario ignazianoIn lE18,Christos è accompagnato dall'articolo: «Gesùil Cristonostro Dio».
15 M8,2lRsalS1,1.
16 Ef7,2Gesù Cristo molto spessè designato assolutamente come «il Signore», il chrispecchia un uso liturgico.
1Ldesignazione di Cristo come «Dio» è abituale in Ignazio (cfr lEf salRsal3,3ecc.), ma ciò non mettin causa il suo monoteismo (cfr nota 11)18 lE1,1Msal.
19lE15,1Mg 9,1.
2Ftlad 9,1.
21 lEf3,27,211,119,3; M1,2S4,1. 22 lEf21,2M11Tr sal2,2FtladIl,2.
23 M6,1M7,2M8,2Cfr lR8,2M6,1.
24 Po3,2.                                                                                   
25 lEf20,1; Sm 4,2.
2lEf18,(cfr R1,3); lEf20,2T9,1lR7,3S1,1. Questa menzionnosi troverà più in nessun simbolo di fede.
27 lEf7,218,219,1T9,1Sl,l.
28 lEf18,229 lEf18,2; Sm 1,1. Anchquesta menzionnon si troverà più in nessun simbolo di fede. 30 Sm 2; 7,1. Lformula «per i nostri peccati» è tradizionalecfr ICor 15,3Ga1,4Essa deriva certamentda l53,6, già letto così da Clemente Romano (cfr l.Clem. 16,7). 31j.,e trmenzioni che Ignazio fa di PonziPilatosono molto interessanti. In MII si leggchlmortla nsurreziondGesù sono avvenute «nel tempo degovernatorato (hegemonias) di PonziPilato»; ora è soltanto il Vangelo di Matteo che chiama Pilato «governatore» ibegemiin) (Mt 27,ecc.)In T9,1 si dice chGesù Cristo «veramentfu perseguitato sotto PonziPilatforse con allusione allpersecuzioni subitdai profeti dparte dellautoritàreligiose ebraicheIn S1,si dice chGesù Cristo «veramente sottPonziPilato il tetrarca Erode fu inchiodatper noi nellcarn. OrPilato ed Erode sono menzionati insiemenel contesto della condanna di GesùsoltantinL23,12 e At 4,27. Nelllettere del Nuovo Testamento solamentIT6,13 menzionPonzio Pilato, sottcui Gesù «htestimoniato lbella professio-ne»La menzione di Pilato indic«chil tempo della crocifissione può essere datato» (VCORWIN, Stlgnatius and Christianitin AntioehNew HavenYale UniversitPress1960,97). Per un esamcriticdelle fonti su Ponzio Pilato, cfH. K. BONDPonzio Pilato. Storia interpretazionecura di GFIRPO,BresciaPaideia200832 lEf 16,2T2,1; 9,1lR6,1. Ignazio menziona sei volte lcrocistaurosiunico con Barnaba tra i Padri Apostolic(cfr HKRAFrClavis PatruApostolieorumDarmstadtWissenschBuchgesellschaft1963,404)33 Cfr M9,2«profetiessendo suoi discepoli in spiritoattendevano Lui commaestroE per questoColuchessi giustamente aspettavanoandando dlorli risuscitò dai morti»Què implicitla credenza nella discesa di Cristo presso la dimordei morti (inferi)peliberarlanime dei giusti (cfr J. J. AyANIgnacio de Antioquia ... , cit., 135not21). SecondM27,52 allmorte di Gesù «sepolcri si aprirono e molti corpi di santiche erano morti,risuscitarono»Lrisurreziondei morti è uncredenza giudaica, e la discesa di Cristo agli inferi è undottrina tipicamente giudeo-cristianasviluppatassoprattutto in aresiriaca (cfJ. DANIÉLOULteologia delgiudeo-eristianesimocit.325-345G. ANCONA, «La "discesa agli inferidi Gesù CristoNotpatristiche»in Rivistdi scienze religiose [1994] 295-311)La secondpartdel Vangelo di Nicodemo funlunga descrizione delladiscesa di Gesù agli inferichcomportuna verrisurrezione degiusti (patriarchi e profeti). Di questpartesistono recensioni greche e latinechpossonaver utilizzatuno scritto primitivo deI-Il secolo (cfr L. MoRALDIApocrifidel NuovTestamentovoI. I: VangeliCasale Monferrato [Al] Piemme1994,604-605690-723)34 lE20,1Tr 9,2ecc. Lrisurreziondi Cristo è continuamentmenzionata da Ignazio. 3T9,2S7,1. In Ignazitroviamo entramble affermazioniche Cristo è risuscitato e chè statrisuscitatdal Padre36 Cfr lEf19,3S7,23Da «un solmedico» fino a «impassibile» è il famoso passo di lEf7,2di carattere innicoPensiamo che l'interpretazione più coerentcon tuttil pensiero ignaziano sia quelldi J. J. Ayan: «li misterdGesù Cristo nosesauriscenellaffermaziondeFiglio preesistentfatto carnema culmina con l'affermazionduncarnche arriva aessere Dio» (<<Ignazidi Antiochicito [nota 6], 716). 3lEf9,(il passo è trinitario); Filad sal39 Fllad 7,1. 40 Cfr M8,1: i profeti furon«ispirati dalla grazia» di CristoFilad 7,2: «Fu lo Spiritad annunciare questcose, dicendo ... ». Abbiamo qui un esempidi profezia ecclesiale: cfr ECATTANEO, «Figurdi vescovi-profetnel Ilsecolo», in ACARFORECATTANEO (eds), Profeti profeziaFigurprofeticbnel cristianesimo del IsecoloTrapaniIl Pozzo dGiacobbe, 2007,176-178. 4Tr 2,3 (aplurale). 42 lEf salFilad 3,2 eccL'unità della Chiesa è uno dei temi preferitda Ignazio. 43 Tr sal. 44 S8,2Questo attribut(katholike)assentdaNuovo Testamentoè un bapanei Padri Apostolici. Notiamo il contesto: «Dove c'è Gesù Cristolì c'è la Chiesa cattolica». Katholikos significa «universalma icriteriodell'universalità è datda CristoDio e uomocarnspiritonon da parametri spazialiSembra chIgnazio prolunghi il pensierdi Paolo, quandquesti aveva affermato che soltantdove c'è Cristlì c'è la vera discendenza diAbramoquindil vero Israel(cfr GaI3,29). 45 CflEfl1,2; M13,1Tr sal12,1Filad 5,146Smsal: si ricava dal terminbagioforo(= portatore desant[Spiritoj)47Sm1,2. CflE4,2Tr Il,248Sm1,2Questa affermazione è moltimportanteperché rispecchia un tempo in cui i «giudei credenti in Gesù» erannormalmente accettati come partdella ChiesaCfr Paolo, E2,16« ..tutti e due in un solcorpo».Quarant'annpiù tardGiustindirà chesecondo le profezie«credent[in Cristoverranno soprattuttdagentili» (lApol.31,7: Ch. MunierSC507212). Preferiscontradurre il terminetbnè co«gentili» piuttostch«pagani»,avendquest'ultimuna connotazionreligiosa negativa4Tr 11,1FIl,1. 50 L'Eucaristiper Ignazio rientra nellprofessiondi fed(Sm 7,1« ... perché non professano çhe l'Eucaristiè lcarndel salvatorenostro Gesù Cristeè undepilastri della suecclesiologia: Filad 4: «Abbiatcurdi usaredi una sola Eucaristia: uninfatti è la carndel Signore nostro Gesù Cristounè il calice che ci unisce asuo sangueunl'altarecomuno è il vescovoassieme al presbiterio e ai diaconi». 5Filad 9,1Per Ignazi~unico piano di salvezzache partda Abramo e arriva alla Chiesail tutto attraverso Cristo.52 CflR10,2Po3,2. 53 lEf16,254 Tr 9,2lEfl1,118,1; PoI2,3.

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