venerdì 10 agosto 2012

Il soprannaturale

IL PUNTO DI VISTA STORICO: LA VOCAZIONE SOPRANNATURALE DELL'UMANITÀ' 

tratto dall'Enciclopedia di Apologetica - quinta edizione - traduzione del testo APOLOGÉTIQUE Nos raisons de croire - Réponses aux objection 



§ 1. - La rivelazione salvaguarda la vera autonomia umana. 

Si può parlare di doveri dell'uomo di fronte al soprannaturale? Non è questa un'obiezione preliminare e non occorre risolverla in quanto potrebbe compromettere i diritti d'una legittima autonomia umana? Oggi la ragione naturale è affascinata dall'autonomia e non serve affatto negare o criticare questa tendenza, perché il fatto s'impone all'apologista che deve adattarvisi. 

Alcune forme di autonomia pretendono escludere il soprannaturale

- È certo che alcuni spiriti esigono un'indipendenza che rende il soprannaturale irrecettibile e inammissibile per sempre, poiché pretendono che la ragione basti ,i se stessa, senza bisogno di cercare una regola di verità che la superi, e vogliono che la natura si limiti strettamente alle proprie risorse, senza mirare, nemmeno a modo di ipotesi, a un dono gratuito di Dio che l'arricchisca e la completi. In questo caso, è inutile continuare lo studio del nostro problema. In primo luogo, occorre mutare questa falsa posizione metafisica. 

L'autonomia legittima e necessaria

- C'è anche un modo legittimo di rivendicare l'autonomia, che si identifica con la stima dei valori umani e la preoccupazione di rimanere pienamente uomini, di perfezionare la propria umanità e di non menomare la propria natura col pretesto del progresso soprannaturale. Qui siamo davanti a una difficoltà molto delicata, e bisogna ammettere che talvolta la dottrina e la morale cristiana vengono presentate in modo da offrire il fianco a ogni specie di obiezioni e da rafforzare le ripugnanze. Però, in fondo alla discussione, troviamo soltanto un equivoco. Se si vuoi dire che, per divenire cristiani e soprannaturali, occorre rinunciare a essere uomini in senso pieno, diamo davvero ragione ai nostri avversari e scoraggiamo quelli che avrebbero voglia di entrare. Ma anche qui, niente di più falso, perché, sul piano soprannaturale, non c'è e non ci può essere rinuncia che si manifesti attraverso una reale diminuizione della nostra umanità. Per quanti esempi si citino, si baseranno sempre sopra una concezione inesatta dei veri valori soprannaturali, o sopra una falsa nozione della perfezione soprannaturale. 

Una falsa concezione della rinuncia

- Si dice che un professore padre di famiglia il quale, per spirito cristiano, accetti di sacrificare il suo progresso intellettuale personale all'educazione dei suoi bambini, è menomato nel suo valore naturale, ma lo ritrova sul piano del Corpo mistico. Ma prendendo ìe cose in modo esatto, quest'enunciazione non ha nemmeno senso. Com'è possibile che ciò che naturalmente è meno che nulla, che è una diminuzione di valore, possa divenire qualcosa soprannaturalmente? Come si concepisce il rapporto tra naturale e soprannaturale? Un uomo in queste condizioni riguadagna nel carattere, nella produttività sociale, ciò che sembra perdere in valore speculativo, poiché la speculazione nell'uomo non è tutto e nemmeno la cosa principale. 

Non c'è da scandalizzarsi se un uomo, per divenire cristiano, rifiuta di sacrificare qualcosa della sua vera umanità; occorre soltanto far vedere alle anime attuali che il loro timore di una diminuzione naturale è vano, che la loro autonomia non è affatto in pericolo, e che senza comprometterla affatto possono divenire cristiane. 

Dio non vuole distruggere la natura, ma perfezionarla

- Guardando le cose da vicino, ammetteremo che quando Dio chiama l'uomo al soprannaturale, quando glielo propone o impone, non agisce arbitrariamente, quasi introducesse nella natura un
principio parassitario, con sviluppo estrinseco e anormale. Quando Dio decreta positivamente! in favore dell'umanità un'economia soprannaturale, non fa che promettere e proporre il massimo arricchimento all'intelligenza e all'amore umano, conformemente alla struttura più autentica . e più profonda dell'uomo. 

Questa nuova realtà, specificamente divina, viene certamente dall'alto, ed è gratuita e trascendente, ma con la natura, presa con le sue capacità e tendenze, è in tale accordo e convenienza, che la natura non può non trovarcisi pienamente, nell'armonia, nell'unità e nella perfezione. 

§ 2. – In natura umana non può e non deve disinteressarsi del problema della rivelazione. 

Bisogna dire che la ragione e la natura che accolgono la verità rivelata e il soprannaturale non si estraniano da se stesse, non abdicano al loro profondo istinto, non rinunciano alla loro legittima autonomia; non devono necessariamente uscire fuori di sé, anche se la realtà che ricevono viene dall'alto e procede da Dio per grazia; perché la ricevono e la incorporano in sé, e questo in modo conforme e proporzionato al loro desiderio più autentico. 

Ci viene chiesto un omaggio razionale

- Ecco perché Dio può imporre alla ragione umana il dovere di esaminare la rivelazione che le propone; perché può imporre alla natura umana il dovere di acconsentire alla soprannaturalizzazione, di rispondere alla sua vocazione specificamente divina, senza abusare del suo potere, senza imporre nulla di assurdo e di contraddittorio. Nulla anzi è più ragionevole e misericordioso. Quest'obiezione avrebbe tutto il suo valore se Dio obbligasse l'uomo ad una diminuizione di verità e amore per divenire cristiano, e potremmo chiedergli perché ci mutili, dirgli che non sappiamo che farcene dei suoi doni arbitrari, e quindi, che ci lasci chiusi nel nostro ideale di uomini. 

Però, non possiamo rivolgere a Dio questo rimprovero, perché il fondo della spiritualità umana rende precisamente deificabile la natura dell'uomo, e questa deificazione rappresenta il bene sommo del valore umano e della beatitudine. Se vogliamo, possiamo rinunciare a comprendere tale amore, ma dobbiamo credervi e soprattutto evitare di farcene, con somma ingiuria, uno scandalo. La verità rivelata si presenta in termini intelligibili; nel mistero propriamente detto resta incomprensibile e indimostrabile la nuova relazione tra i termini (1), ma di fronte all'iniziativa divina, l'uomo non ha il diritto di volgersi altrove e di chiudere gli occhi, perché Dio non ha parlato senza dare le prove razionali della sua presenza e della sua testimonianza. Davanti alla grazia divina che lo invita all'intimità trinitaria, l'uomo non ha il diritto di fare lo schizzinoso e di continuare la sua strada senza fermarsi a guardare, dal momento che il divino beneficio che gli viene proposto e anche imposto gli si esprime in valori psicologici, umani, ed egli rimane perfettamente capace d'intendere. Chiudere l'orecchio non è una soluzione ragionevole e significa fare a Dio una ingiuria immeritata. Quindi, l'uomo ha prima di tutto lo stretto dovere, fondato sulla ragione e non sopra un semplice comandamento arbitrario, di esaminare la verità rivelata e valutarne le prove, e quindi, di accogliere il soprannaturale come una grazia e un beneficio inestimabile. 

L'uomo ha il dovere di esaminare i titoli della rivelazione

- Si tratta di mi vero e proprio dovere e di esso dobbiamo occuparci. Anche solo dal pulito di vista strettamente naturale, l'uomo ha il diritto di trascurare l'occasione che gli viene offerta di accrescere il proprio valore spirituale e di acquistare una realtà umana più grande? Bastano la ragione e la semplice considerazione della natura umana, che per essenza è aperta a un progresso indefinito, a risolvere il problema e obbligare a dire che l'uomo deve accogliere il soprannaturale, che rappresenta il progresso definitivo della natura e l'ultimo perfezionamento dell'uomo spirituale. 

Se l'uomo ha un dovere che riassume tutti gli altri, è quello di credere, di accrescere la propria conoscenza di elevare e affinare il proprio amore. Ed ecco Dio offrire all'intelligenza umana la visione della realtà perfetta e dell'essenza divina e alla volontà dell'uomo il contatto immediato con il suo amore nell'intimità trinitaria; e anche se Dio non imponesse il soprannaturale, l'uomo avrebbe verso se stesso il dovere di accoglierlo e arricchirne il proprio essere. Perciò non ci deve stupire se Dio, Signore e autore di ogni essenza e fonte d'ogni bene, conforme all'ordine e alla natura delle cose, obbliga la pigrizia e la mediocrità umana allo sforzo per elevarsi, poiché l'uomo, lasciato a se stesso, si rassegnerebbe forse a rimanere confinato nel ristretto ambito della ragione e delle sue risorse naturali. 

Nulla è più razionalmente fondato del dovere umano di esaminare il dato rivelato e di accogliere il soprannaturale, qualora a Dio piaccia comunicarsi alla sua creatura. 

(1) È inteso che questi termini concernenti la divina realtà hanno solo valore analogico, ma il fondo resta misterioso. Tanto più il rapporto specificamente soprannaturale e propriamente rivelato sarà in se stesso inaccessibile a una " comprensione " razionale.

Nessun commento:

Posta un commento