giovedì 5 gennaio 2012

I CASTIGHI DI DIO

DIO NON VUOLE IL PECCATO

L’Immacolato Concepimento della Vergine Madre di
Dio è rivelatore di una linea costante della Provvidenza di
Dio, cioè della norma che il Signore adotta nel governare
il Creato e la Storia che in esso si svolge.
E’ rivelatore per questo: quando si è trattato di scegliere una donna che fosse madre, secondo la carne beninteso, dell’Unigenito Figlio di Dio, questa la volle senza peccato.
Il peccato Dio non tollerò mai che s’avvicinasse alla storia di Cristo.
 Per questo Maria fu lmmacolata nel Suo
Concepimento, cioè non contrasse il peccato originale che
abbiamo contratto noi; per questo Essa non conobbe il
fomite della Concupiscenza, per questo tutto restò illibatissimo
e puro fino alla fine.


Non si creda che la Vergine non sia stata esentata
dalla comune prova della Vita, no; Dio la volle purissima,
ma lasciò a Lei l’infinito dolore
La scelta, forse per noi incomprensibile, dei mezzi di
Sua virtù lasciò a Lei un dramma nella Vita; gli Evangelistí
ad un certo momento notano che Maria e Giuseppe non
capivano quello che succedeva intomo a Gesù, e questo
significa che il dramma delle tenebre fu dato anche a Lei.

Pertanto l’essere Essa rimasta illîbata e purissima non si
gnifica né che non abbia liberamente scelto, né che non
abbia liberamente accettato l’immane dolore e l’immane
tenebra.
Voi comprendete, Essa sapeva, conosceva la sostanza
del mistero del Figlio, ma tante altre cose — e ce ne è
testimone l'evangelista Luca - Essa non le potè capire
subito cioè conobbe il dramma del dolore e del martirio,
perché Essa patì nell’anima e nella sensibilità umana tutto
quello che il Figlio in croce patì nella Sua carne e nel Suo
spirito.
Pertanto è chiara l'indicazione della Provvidenza di
Dio: quando Dio volle dare un’ Arca vivente al Figlio Suo
la scelse senza peccato e il peccato non si avvicinò mai.

La tradizione cristiana ci ha lasciato alcuni elementi il
sulla storia di S. Giuseppe, santissimo; di S. Giovanni Battista,
santificato fino dal seno materno.
Intorno a Gesù il peccato non trovò posto; lo trovò,
se coperto, anzi annullato dalla penitenza.

 E allora conobbe i pubblicani e li avvicino a Sé, perché erano sinceri nel
pentimento; conobbe altri che il popolo non stimava e li
avvicinò a Sè; conobbe anche la Maddalena, dopo che era
pentita, e difese la sua rinata purezza dinanzi a chi la
voleva attaccare.
Quando un giorno gli portarono davanti  ce lo narra
Giovanni al capitolo ottavo - una donna rea di adulterio,
colta in flagrante, Egli vide che il peccato era già coperto
dal suo pentimento e la mandò serena e tranquilla, salvandola
 dalla morte alla quale la Legge Mosaica l’avrebbe
condannata.
Insomma, l’indicazione divina che ci è data dell’Immacolata
è questa: Dio non vuole il peccato.

Quando ha bisogno di qualche cosa, cerca dove c’è pulito, è chiaro.
Vorrei che tutti mi sentissero: Dio si serve soprattut-
to delle anime pure; come ha scelto la Vergine Immacolata
 per tutti i secoli, sceglie soprattutto le anime pure.
Ma se questo è reso chiaro dal fatto dell’Immacolato
Concepimento, proviamo in un secondo momento a voltare
 la pagina e a vedere non dal punto di vista positivo la
elezione della Vergine ad essere Immacolata, ma dal punto
 di vista negativo Patteggiamento di Dio verso il peccato.
E’ una pagina che si legge un po’ poco, mentre sareb-
be bene meditarla.
Non temete, non vi lascerò in questa seconda consi-
derazione; ce n’è una terza che ci aspetta e quella ci riporta in alto.

La seconda considerazione è questa: tutta la Bibbia
del Vecchio Testamento è soprattutto dominata dal concetto 
della relazione di causa tra il peccato e la sua punizione.

E’ uno degli elementi piû grandi che si trovano nella
Bibbia del Vecchio Testamento.
Guardate, Dio ha dimostrato nella storia che non
accetta, non ammette il peccato degli uomini; che, se
anche la Sua misericordia apre risorse inaudite, Egli non
l'ammette.
Badate, nella Bibbia, nel primo libro della Genesi al
Capitolo terzo si narra il primo peccato de1l’umanità,
quello che è diventato originale (Gen. 3, 6-7),
ma immediatamente arriva la condanna (Gen. 3, 14-19). 

Senza quel peccato non ci sarebbe stato nell’umanità 
né il dolore, né la morte, né l'ignoranza; invece dopo il 
peccato originale tutto questo entrò nel mondo. Adamo
ed Eva non avrebbero dovuto morire, ma dopo che hanno
peccato, hanno incontrato anch’essi la morte.

Tutta la storia d’Israele rimarca queste ombre che
scendono sul peccato di taluno, per esempio sul peccato
di Ruben, uno dei dodici figli di Giacobbe (Gen. 35,
21-22).
Quando il Faraone d’Egitto · il libro dell’Esodo è
tutto qui - si oppose alla Volontà Divina di lasciare libero
il popolo eletto, ando tutto a pezzi nella terra d’Egitto,
tutto, e per tutti i primogeniti degli uomini e delle bestie
fu la morte! (Es. 13-15).

Quando Israele peregrinò nel deserto per quarant’anni, 
ad ogni momento in cui accadde qualche cosa contro  
la Legge di Dio, ci fu la condanna e la punizione.


Badate che le punizioni date in questo mondo non
sono le punizioni definitive e forse sono le punizioni liberative,
perché molte volte la punizione in questo mondo
libera dalla punizione nell’altro.

Quando Israele, mentre Mosè stava sul Sinai, si
stancò d’aspettarlo e domandò ad Aronne che facesse
degli dei come avevano in Egitto (Es. 32, 1-6), Mosè venne, scese
 dal monte, ma quella colpa fu pagata con la
morte di ventimila uomini. (Es. 32, 27-28). 

Quando - e ce lo narra il libro dei Numeri al capitolo
decimosesto - ci fu la sollevazione di Core, Datan, Abiram,
sollevazione che mirava a sovvertire tutta l’impostazione 
teocratica del popolo ebreo, voluta da Dio, Mosè
fece allontanare il popolo, chiese che li lasciassero soli erano
 più di duecento persone le famiglie di questi tre
personaggi - e appena il popolo si fu allontanato e fu
salvo, la terra si aprì e inghiottì tutta la gente di Core, di
Datan e di Abiram (Nm. 16, 31-33). 

Sempre così.

Badate bene, noi abbiamo dei casi in cui si vede
come la reazione divina non è meno forte sul peccato del
singolo che sul peccato della comunità.

Ce lo narra il libro dei Numeri; il popolo aveva sete,
Dio disse a Mosè: "Percuoti la rupe e avranno l’acqua"
(Nm. 20,8). 
Mosè era talmente indignato contro il popolo
per il modo in cui si comportava che due volte battè la
roccia, non una, dubitando che Iddio avesse potuto dare
l’acqua ad un popolo tale. 
Ebbe un piccolo dubbio, una
piccola esitazione, e subito arrivo il castigo.
Dio gli disse:
"Tu, perché hai esitato, tu, condottiero del mio popolo,
non entrerai nella terra promessa! " (Nm. 20,12).

Per questo, solo per questo Mosè non entrò nella
terra promessa. Dio lo condusse fin sul monte Nebo, nella
terra di Moab, monte alto dal quale si poteva spaziare su
tutta la Palestina; egli vide la terra che era data al suo
popolo, ma li morì (Nm. 27, 12; Dt. 34, 1-5). 
E fu misteriosamente sepolto; la Sacra Scrittura dice che nessuno ha
mai saputo dove fosse il sepolcro di Mosè.
Vedete, cosi continua; tutta la Bibbia ha in questo
un suo aspetto fondamentale nel Vecchio Testamento:  i Profeti.

Guardate i Profeti maggiori: Ezechiele non fece altro
che minacciare castighi: Isaia, il piû grande dei profeti,
che hanno lasciato opere scritte, in parte minacciò castighi,
in parte indusse speranze.
I profeti minori, pressoché tutti, nelle loro brevissime opere,
non danno altro che la testimonianza di questa
condanna di Dio sulla colpa degli uomini.
E’ sempre cosi, in tutti i libri della Sacra Scrittura:
così nel libro dei Giudici, così nel libro dei Re, così nel V
libro dei Maccabei, che storicamente chiude il Vecchio
Testamento.

Nel Nuovo Testamento è forse cambiato?
 No. C’erano altre cose da dire e pertanto il Nuovo Testamento non
si è occupato soprattutto di predire castighi; ha annunziato
la Buona Novella.

Però, a un certo momento quando, sulla fine del
pellegrinaggio terreno di Cristo, era ormai chiaro quale
fosse la risposta data al Suo divino messaggio, Egli sulla
collina che stava davanti a Gerusalemme annunzio la distruzione
 della nazione e la distruzione di Gerusalemme
(Mt. 24, 1-35). La annunziò e avvenne

Quando Matteo scrisse questo, il fatto non si era
ancora compiuto e questo spiega perché il testo di Matteo
in qualche punto a noi puo apparire oscuro.
Era pura profezia, dura profezia! 
Sì, Gesu Cristo
salì sul Golgota, chiese perdono per i suoi crocifissori
dicendo al Padre che non sapevano quello che facevano,
l’unica, grande scusa valevole.
Ma quando Gerusalemme cadde, il "pio e mitissimo"
Tito fece passare a fil di spada novecentomila Ebrei.
E così sempre.
E bisogna leggere nel Nuovo Testamento e aprire il 
libro dell’Apocalisse per sapere quale sia il criterio di Dio.


Chiudo questa seconda parte perché potrebbe sem-
brare una pagina piuttosto luttuosa; ma è vera!
 E’ necessario che noi sappiamo che in quell’Eterno,
di fronte al quale noi siamo piccolissimi, chiusi tra la
parentesi della nascita e della morte e sempre coperti dal
dolore, stiamo davanti ad un’eterna giustizia, che ci chiede 
di osservare la Sua Legge e di non permettere che la
Sua Legge venga violata.

Vengo alla terza considerazione. 
Ho detto che il mistero dell’Immacolato Concepimento ci fa capire uno dei `
canoni della Provvidenza divina, cioè del governo di Dio
nel mondo; il terzo è gaudioso e ci porta alla Vergine;
Dio ha voluto che le opere buone di alcuni andassero
a vantaggio degli altri, senza togliere il merito a ciascuno.
Già nell’Antico Testamento la preghiera di Abramo.
Se si fossero trovati solo cinque giusti nelle città 
della Pentapoli e a Sodoma e Gomorra, Abramo avrebbe
ottenuto la salvezza. Cinque giusti, non si trovarono neppur questi.

Fratelli miei, bisogna che la nostra civiltà e la nostra
società non arrivi al punto in cui - non dico numericamente,
perché il rapporto può rimanere lo stesso, ma i termini
numerici sono diversi - non raggiunga neanche i cinque
giusti.
 Quello sarebbe veramente un giorno nero per la .
vicenda umana, e voi sapete benissimo come questa possa
scoppiare in qualunque momento e farci fuori tutti, o
quasi. 
Il merito dell’uno, per divina disposizione, serve all’
altro; ma la cosa diventa più grande nel Nuovo Testamento. 

Nel Nuovo Testamento esiste la Comunione dei Santi, lo di si 
dice nel "Credo", e la Comunione dei Santi ha
un aspetto che si chiama la riversibilità dei meriti, cioè il
fatto che il merito di qualunque uomo donna, nulla
togliendo al suo valore, serve a tutti gli altri, alla comunità.

Se Iddio non ci ha ancora colpiti, dopo quello che
sta succedendo specialmente in questi ultimi anni, dobbiamo
 dedurne che qualcheduno ha pregato per noi,e la
prima è veramente Lei!
Tra gli uomini e le donne nessuno ha davanti a Dio il
merito, la potenza, la chiarezza, la luminosità supplice
che ha Lei!
E poi i Santi, e poi gli uomini giusti, che si trovano
specialmente nel nascondimento e spesso e volentieri negli
strati meno fortunati e meno favoriti dalla natura e
dalla sorte. 

Ecco la legge della Provvidenza: Dio non vuole il 
peccato, Dio punisce anche per il peccato, non colpisce
solo per il peccato, perché c’è la legge della prova della
vita e pertanto anche gli innocenti possono essere colpiti,
è la legge della prova.
Dio è tanto grande e tanto buono
che permette che il bene degli altri sia anche il nostro.
I meriti della Vergine Maria ci custodiscano, ci guidino
 e ci rendano vittoriosi nel costante impegno di lotta al
peccato e di adesione alla grazia, al bene, alla virtù.


Card. Giuseppe Siri





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